"Il nucleare è il futuro"; "se fossimo andati al referendum, il nucleare non sarebbe stato possibile per molti anni"; la moratoria è stata decisa in modo che "dopo uno o due anni si possa avere un'opinione pubblica più favorevole". Sono parole che non danno adito a possibili fraintendimenti quelle pronunciate dal Premier Berlusconi a Villa Madama.
Chissà se in futuro un simile ragionamento vorrà essere anche applicato alle elezioni politiche...
Tornando in tema, è opportuno sottolineare ancora una volta che la moratoria governativa, a nostro avviso, non legittima assolutamente la cancellazione del quesito referendario; ciò che ha spinto il governo al tanto discusso "ne riparliamo tra un anno" è la determinazione assoluta nel proseguire il cammino che intende riportare il nucleare in Italia.
Viene a questo punto spontaneo chiedersi quali siano le ragioni che vogliono far si che il popolo italiano si esprima democraticamente su una materia tanto importante: come dichiarato dal capo del governo, il nostro Paese ha stipulato contratti fra Edf (la maggiore azienda produttrice e distributrice di energia in Francia) ed Enel, contratti «che restano in piedi e non vengono abrogati, anzi - ha sottolineato il premier - stiamo decidendo di portare avanti contratti come quello sulla formazione che è molto importante. La posizione del governo italiano sul nucleare è una posizione di buon senso per non aver rigettato quello che è un destino ineluttabile».
Ma in cosa consistono tali accordi?
Come prima cosa è opportuno sottolineare come l'Edf sia una dei più grandi produttori di elettricità al mondo ed abbia la stragrande quantità della sua produzione di derivazione nucleare (nel 2003 era il 74,5% mentre nel 2005 era salita all'85,8%).
Il 24 febbraio 2009 durante il summit Francia-Italia di Roma, Enel ed EDF hanno firmato il Memorandum of Understanding in riferimento al quale hanno costituito una joint-venture denominata “Sviluppo Nucleare Italia”, che ha il compito di realizzare gli studi di fattibilità per la costruzione in Italia di almeno 4 centrali nucleari con la tecnologia di terza generazione avanzata EPR (European Pressurized Reactor o Evolutionary Power Reactor). Queste generazione di centrali nucleari non sono assolutamente esenti da rischio: la stessa Edf ha rilevato gravi rischi in merito a repentine escursioni di potenza con il rischio di crisi di ebollizione, esplosioni di vapore (in grado di danneggiare seriamente il reattore e le barriere di contenimento); inoltre è stato anche riscontrato come la produzione di scorie radioattive (sulle cui modalità smaltimento ad oggi non vi è ancora risposta) di questa tipologia di centrali sia ancora più pericolosa di quelle prodotte da centrali di generazione precedente: è stato, infatti, evidenziato come questa tipologia di reattore abbia una produzione di Iodio-129 superiore a quella dei reattori tradizionali; ciò pone problemi estremamente gravi in quanto tale isotopo dello Iodio rimane pericoloso per circa 160 milioni di anni.
Alla luce di questi dati, tutt'altro che incoraggianti, è lecito domandarsi se la moratoria non abbia alla sua base solamente questioni economiche, in quanto le prospettive sulla sicurezza delle centrali nucleari che si intenderebbe installare in Italia non dovrebbero tranquillizzare l'opinione pubblica neanche al termine dell'onda emotiva dettata dal recente disastro nucleare giapponese.
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