sabato 23 aprile 2011

Atto di indirizzo sul pluralismo dell'informazione Rai

Atto di indirizzo sul pluralismo dell'informazione Rai - Ultima Versione

La Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Premesso che:

Il Testo Unico della radiotelevisione, approvato con decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, conferisce, in particolare agli articoli 47, 49 e 52, vari compiti di valutazione, di controllo e gestionali sull'attività della società concessionaria di servizio pubblico radiotelevisivo da parte del governo, che si affiancano a quelli attribuiti dalla legislazione vigente all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.
Il Testo Unico, ferma restando la superiorità gerarchica delle norme costituzionali, richiama gli obblighi di correttezza ed obiettività dell'informazione, in particolare all'articolo 7, comma 2, ribadisce la "presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti, in modo da favorire la libera formazione delle opinioni", la garanzia dell'accesso " di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di informazione e di propaganda elettorale e politica in condizione di parità di trattamento e di imparzialità " e "l'assoluto divieto di utilizzare metodologie e tecniche capaci di manipolare in maniera non riconoscibile allo spettatore il contenuto delle informazioni".
Il Trattato di Lisbona pone il pluralismo dell'informazione alla base dei principi fondanti dell'Unione europea ed include tra i diritti fondamentali dell'Unione il rispetto della dignità umana e della vita privata e familiare. Le Autorità audiovisive del Mediterraneo, nella Dichiarazione approvata a Reggio Calabria il 3 ottobre 2008, hanno proclamato "valori comuni e condivisi dei Paesi dell'area" il rispetto della dignità della persona umana, lo Stato di diritto, il pluralismo e la libertà d'informazione, la tutela dei minori, la lotta contro l'odio e la violenza per motivi di discriminazione. Il progetto di monitoraggio della "corporate reputation", affidato dalla Rai ad un istituto di ricerche specializzato, ha evidenziato come qualche criticità sia stata rilevata "sulla non obiettività e non imparzialità dell'informazione e sul mancato rispetto del pluralismo delle opinioni" (relazione Agcom 2010). Quindi "un'informazione poco obiettiva e il mancato rispetto del pluralismo delle opinioni politiche, culturali e sociali si confermano punti critici". (relazione Agcom 2010). "Tutela del principio del pluralismo" non significa lottizzazione numerica degli spazi e degli operatori tra i partiti, ma corretta rappresentazione della pluralità delle posizioni in cui si articola il dibattito politico-istituzionale e delle diverse ispirazioni culturali. Tutte le diverse matrici culturali del Paese hanno dignità e diritto ad esprimere la propria visione progettuale e la propria interpretazione della realtà. Non appare sufficiente affidarsi alle più recenti innovazioni tecnologiche e alla conseguente diffusione del sistema digitale per definire appagate le esigenze del pluralismo e dell'imparzialità dell'informazione nell'ambito del servizio pubblico.
La nozione di servizio pubblico, quale emerge dall'articolato del Testo Unico, e secondo i canoni più volte ribaditi anche dalle deliberazioni dell'Autorità per le garanzie delle comunicazioni e della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, significa certamente capacità di includere tutte le diverse posizioni, ma anche rispetto delle proporzioni democratiche, in altre parole considerazione di quali siano gli orientamenti della maggioranza dei cittadini espressi attraverso la sovranità popolare, base imprescindibile di ogni democrazia. Spesso, invece, accade esattamente il contrario, relegando in posizioni assolutamente minoritarie le idee, i valori e le proposte della maggioranza degli italiani. E' auspicabile una Rai aperta, nella quale nessuna voce, rispettosa della deontologia professionale e del codice etico dell'informazione, rischi la soppressione, ma anzi se ne aggiungano di nuove e di diversa propensione culturale.
La prima legge organica di riforma del sistema radio televisivo, la Legge num. 223 del 1990, definì i principi fondamentali del sistema: "il pluralismo, l'obiettività, la completezza e l'imparzialità dell'informazione, l'apertura alle diverse opinioni, tendenze politiche, sociali, culturali e religiose, nel rispetto della libertà e dei diritti garantiti dalla Costituzione". Le successive leggi definite "di sistema", hanno mantenuto fede a tale principio agevolando ed incentivando una straordinaria evoluzione tecnologica.
Anche la giurisprudenza costituzionale ha più volte richiamato il vincolo, imposto dalla Costituzione al legislatore, di assicurare il pluralismo delle voci, espressione della libera manifestazione del pensiero e di garantire, in tal modo, il fondamentale diritto del cittadino all'informazione oggettiva ed equilibrata garantito dall'art. 21 della Costituzione.
I principi e i valori del pluralismo e dell'imparzialità dell'informazione sono stati richiamati in diverse Direttive del Parlamento Europeo e del Consiglio dell'Unione Europea. In particolare all'art. 11, comma 2 della Carta dei Diritti fondamentali dell'Unione Europea, si
sancisce espressamente il rispetto del pluralismo e la libertà dei media.

in ragione di quanto sopra formula il seguente atto di indirizzo nei confronti della società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo:

1. Per garantire le più elementari norme in materia di informazione corretta ed imparziale occorre un sostanziale rispetto delle regole condivise e al tempo stesso cogenti su richiamate da parte degli operatori della comunicazione impegnati nel servizio pubblico, siano essi giornalisti, conduttori, opinionisti o ospiti.

2. In ottemperanza a quanto sopra richiamato è indispensabile garantire, laddove il format della trasmissione preveda l'intervento di un opinionista a sostegno di una tesi, uno spazio adeguato anche alla rappresentazione di altre sensibilità culturali in ossequio al principio non solo del pluralismo, ma anche del contraddittorio, della completezza e dell'oggettività dell'informazione stessa. Non è contestabile a giornalisti o opinionisti del servizio pubblico il diritto di esprimere un'opinione, è semmai da valutare il pericolo che quell'opinione diventi "la" verità e non "una" verità. Ciò è ancor più necessario per quelle trasmissioni che, apparentemente di satira o di varietà, diventano poi occasione per dibattere temi di attualità politica e sociale, senza quelle tutele previste per trasmissioni più propriamente giornalistiche.

3. La Rai, che all’interno dei suoi palinsesti rivela un forte squilibrio, si impegni ad aumentare l'offerta di approfondimenti giornalistici affidati a conduttori di diversa estrazione culturale mostrando particolare attenzione alla collocazione oraria e di Rete dei nuovi format. Questo nella prospettiva di un rafforzamento del pluralismo aggiuntivo che non sopprime voci, ma ne aggiunge altre di diverso orientamento.

4. Il pluralismo non va inteso solo nell’ambito strettamente politico o partitico, esso è una nozione a più ampio spettro. E’ vero che per approfondire un tema di attualità non è necessaria la presenza di politici, in rappresentanza di partiti, in studio. Si può facilmente attingere da altri ambienti in grado di rappresentare le diverse opinioni sulla materia in discussione, dando vita così ad un contraddittorio scevro da condizionamenti o contagi di natura partitica, in quanto non è detto che il pluralismo dei partiti debba sempre essere il pluralismo del Paese.

5. Se è vero che il pluralismo non può essere solo quello dei partiti, vero è che i partiti, come evidenzia il dettato costituzionale, restano il cardine del sistema democratico e, come tali, non possano essere oggetto di ostentato ostracismo da parte del servizio pubblico. Tutti i partiti presenti in Parlamento devono trovare, in proporzione al proprio consenso, opportuni spazi nelle trasmissioni di approfondimento giornalistico e il rispetto di tale disposizione viene affidato al buon senso dei conduttori e dei direttori di Rete o Testata.

6. Tutte le trasmissioni di approfondimento devono garantire la completezza dell’informazione attraverso un corretto ed equo contraddittorio e la pluralità dei punti di vista.

7. La Rai studi e sperimenti format di approfondimento giornalistico innovativi che prevedano anche la presenza in studio di due conduttori di diversa estrazione culturale.

8. La Rai si impegni a ridurre il numero di programmi a conduzione tradizionale a vantaggio di format che trattino il tema della puntata attraverso servizi giornalistici - d'inchiesta o di approfondimento tematico - realizzati da risorse professionali interne all'Azienda.

9. I programmi di informazione e di approfondimento che si occupano di vicende giudiziarie, nell'esercizio del diritto di cronaca, devono rispettare le garanzie fissate dalla legge, alla luce del fondamentale principio costituzionale della presunzione d’innocenza. Quando l'informazione radio televisiva segue l'iter di un processo deve dare giusto rilievo alle conclusioni dello stesso, anche quando siano assolutorie.

10.L'innovazione tecnologica consente una sorta di interazione da parte dei cittadini che seguono i programmi e che possono esprimere la propria opinione attraverso la posta elettronica o l'invio di sms. Tale partecipazione attiva al programma da parte dei telespettatori o dei radioascoltatori deve essere oculatamente gestita e filtrata dal conduttore e dalla redazione, per consentire a tutti libertà di pensiero, nel più totale rispetto degli altri ospiti e delle loro opinioni.

11.E' opportuno sottolineare che le rilevazioni condotte attraverso televoto sono prive del valore statistico proprio dei sondaggi condotti su un campione rappresentativo della popolazione.

12.Per quanto riguarda la presenza di pubblico in studio si richiamano la Carta dei diritti e dei doveri degli operatori del servizio pubblico radiotelevisivo, il Codice etico e le indicazioni dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nonché le disposizioni regolamentari impartite dall'Azienda che non ne prevedono l'impiego in quanto eventuali manifestazioni di consenso (applausi) o di dissenso (comunque espresso) potrebbero condizionare la percezione del contenuto del dibattito da parte del telespettatore o del radioascoltatore.

13.In ottemperanza a quanto previsto dal Testo Unico (articolo 7 comma 2) si evitino all'interno di programmi di approfondimento giornalistico metodologie e tecniche capaci di manipolare in maniera non riconoscibile allo spettatore il contenuto delle informazioni. Nella fattispecie rientrano le interpretazioni, a opera di attori professionisti, delle conversazioni telefoniche intercettate.

14.I contributi intesi quali filmati, tabelle, schede e quant'altro non possono avere profilo rappresentativo di una tesi precostituita funzionale all'attacco diretto o indiretto degli ospiti presenti in trasmissione o di soggetti che, in quanto assenti, non possono difendersi.

15.L'inalienabilità del diritto di cronaca è valore prezioso e irrinunciabile per gli organi di informazione, ma appare necessario coniugare tale diritto con il rispetto per il pubblico, in particolare nei programmi normalmente in onda nella cosiddetta “fascia protetta” in cui è indispensabile evitare morbosità, dettagliate descrizioni di omicidi e violenze di ogni natura. Il riferimento a recenti efferati fatti di sangue è scontato. La spettacolarizzazione delle depravazioni e delle oscenità non giova alla qualità del servizio pubblico, né più in generale all'etica dell'informazione.

16.La Rai, potenziando l’attività del Comitato editoriale che deve essere opportunamente coordinata dalla Direzione generale, razionalizzi l'offerta delle trasmissioni di approfondimento giornalistico, in merito ai contenuti e alla collocazione nei palinsesti, allo scopo di evitare ridondanze e sovrapposizioni che possono rendere confusa l'offerta Rai, riducendo la libertà di scelta degli utenti. Per garantire l'originalità dei palinsesti è opportuno, in linea generale, che i temi prevalenti - di attualità, politica o cronaca - trattati da un programma non costituiscano oggetto di approfondimento di altri programmi, anche di altre Reti, almeno nell'arco degli otto giorni successivi alla loro messa in onda. La ragionevole attuazione di questo principio è affidata alla Direzione generale, al fine di evitare ripetizioni artificiose o, per contro, la compressione di temi socialmente e politicamente rilevanti.

17.E' un dato di fatto innegabile che la settimana di lavori parlamentari si concentri in prevalenza dal martedì mattina al giovedì sera. Le prime serate Rai del martedì e del giovedì sono occupate stabilmente da programmi di approfondimento politico, espressione di una chiara sensibilità di parte. Si tratta di due collocazioni di palinsesto particolarmente privilegiate, poiché, tradizionalmente, il lunedì è privo di attività politica e televisivamente è dedicato alla fiction, mentre il mercoledì è generalmente dedicato alle competizioni calcistiche ed il venerdì si dà spazio a programmi di varietà.
Alla luce di tali osservazioni, per porre fine a questo evidente squilibrio, la Rai sperimenti l'apertura di due spazi informativi e/o di approfondimento di diversa estrazione culturale, affidati ad altri conduttori, posizionati, negli stessi giorni, alla stessa ora, sulle stesse reti e con le stesse risorse di quelli già esistenti.
L'obiettivo è raggiungere una equilibrata alternanza settimanale di format, aumentare l'offerta televisiva ed attuare i principi di "par condicio" tra tutti gli operatori dell'informazione, evitando in tal modo di dar spazio nella fascia di prime time, unicamente ai professionisti dell'informazione espressione di una medesima matrice culturale, che occupano, da molti anni, quegli spazi televisivi.

18.Il conduttore è sempre responsabile dell’attendibilità e della qualità delle fonti e delle notizie, sollevando la Rai da responsabilità civili e/o penali, connesse con un’informazione parziale o non veritiera. Il conduttore non solo deve essere imparziale, ma anche apparire tale nella sostanza moderando la trasmissione in modo da garantire agli ospiti equità nella distribuzione dei tempi e l'assoluta imparzialità della linea editoriale del programma. I partecipanti al dibattito accettano l’autorità del moderatore come arbitro chiamato ad assicurare l’imparzialità, la correttezza e la comprensibilità del dibattito stesso.

19.È compito essenziale del conduttore garantire in tempo utile, al più tardi nella prima puntata successiva, l’esercizio del diritto di rettifica a beneficio di qualunque soggetto sia stato destinatario di informazioni contrarie alla verità o comunque lesive e che non abbia avuto alcuna possibilità di difendersi.

20.Non può essere consentita la conduzione di programmi di approfondimento o la direzione di Rete o Testata a chiunque abbia interrotto la professione giornalistica per assumere ruoli politici, esponendosi quale rappresentante di un partito, poiché l'immagine di conduttore o di direttore del servizio pubblico non può in nessun modo essere collegata ad un partito.

21.Per quanto riguarda i notiziari, siano essi tele o radio giornali, deve essere preservata, come in qualsiasi prodotto editoriale, la possibilità per il direttore o per altri commentatori da lui indicati di esprimere liberamente opinioni personali, a patto che queste siano distinte dalle notizie.

Per la TV il referendum non esiste

Nonostante manchino meno di 60 giorni al referendum, in TV se ne sente parlare pochissimo e, quasi sempre, in maniera "carbonara". La spiegazione di questo silenzio sta nel fatto che non è ancora stato approvato il regolamento che disciplina la propaganda per i prossimi referendum: dopo continui rinvii in commissione di vigilanza, la prossima convocazione sarà il 3 maggio (in quanto la prossima settimana il Senato non è convocato) nell'augurio che dia una svolta decisiva sulla questione. Disinformazione che rischia di allontanare ulteriormente i cittadini dalle problematiche referendarie (La televisione è sempre il media più seguito, spesso è addirittura l'unico da cui un gran numero di persone ricava le informazioni).

Dopo le parole di Giorgio Merlo, vicepresidente della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai, il quale ritiene che la mancata approvazione del regolamento sia dovuto ad un sostanziale disinteresse della maggioranza, anche Emma Bonino interviene sulla questione parlandone con "Repubblica". La vicepresidente del Senato lamenta la "mancanza di dibattito" in materia di referendum, la quale sarebbe la parte integrante del tentativo di sabotaggio del referendum stesso, in special modo quello sul legittimo impedimento.

Per correttezza ed ampiezza di informazione ci auguriamo che il regolamento sul referendum termini rapidamente il suo iter in modo da poter vedere informati i cittadini anche tramite i canali televisivi.
Nell'attesa riteniamo che sia dovere civico dei cittadini contribuire all'informazione, attraverso gli strumenti a propria disposizione, specialmente quando si tratta di argomenti che riguardano l'esercizio diretto della democrazia.




venerdì 22 aprile 2011

Il Senato ha approvato lo stop (temporaneo) al nucleare

Ieri, 20 aprile 2011, il senato ha approvato la Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, recante disposizioni urgenti in favore della cultura, in materia di incroci tra settori della stampa e della televisione, di razionalizzazione dello spettro radioelettrico, di moratoria nucleare, di partecipazioni della Cassa depositi e prestiti, nonché per gli enti del Servizio sanitario nazionale della regione Abruzzo".
Come risulta chiaro dal titolo si tratta di un nuovo provvedimento omnibus che va ad interessare svariate materie, ma le modifiche al decreto riguardano esclusivamente la tematica nucleare.
La parte più interessante della norma in oggetto è l'articolo 2 comma 1 laddove prevede le seguenti modifiche dell'articolo 5 del decreto legge 34 del 31 marzo 2011:    
L’articolo 5 è sostituito dal seguente:
«Art. 5. – (Abrogazione di disposizioni relative alla realizzazionedi nuovi impianti nucleari). – 1. Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche, mediante il supporto dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare.
Risulta chiaro come sia solamente rimandata la questione nucleare, la quale verrà affrontata alla luce dello sviluppo tecnologico e delle decisioni prese dall'Unione Europea.
Il testo del provvedimento è visionabile sul sito del Senato della Repubblica seguendo questo link.
Lasciamo al lettore il giudizio di merito su se e come possa evolversi in breve tempo l'ambito della sicurezza in un campo così ostico e aleatorio come l'energia nucleare.
L'unica cosa da ribadire è che queste modifiche non cancellano assolutamente la possibilità che tra un anno si possa dare il via alla realizzazione di nuove centrali nucleari in Italia.
Per questo motivo consigliamo a tutti di andare a votare perchè è importante far sentire la voce dei cittadini italiani, sia essa favorevole o meno alle norme oggetto di referendum.

Il destino dei referendum

LA CORTE COSTITUZIONALE
dichiara l'illegittimità costituzionale dell'art. 39 della legge 25 maggio 1970, n. 352, limitatamente alla parte in cui non prevede che se l'abrogazione degli atti o delle singole disposizioni cui si riferisce il referendum venga accompagnata da altra disciplina della stessa materia, senza modificare né i principi ispiratori della complessiva disciplina preesistente né i contenuti normativi essenziali dei singoli precetti, il referendum si effettui sulle nuove disposizioni legislative.
Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 16 maggio 1978.
Abbiamo deciso di iniziare questo articolo con una importante pronuncia della corte Costituzionale datata 16 maggio 1978, il cui testo completo è presente al seguente link perchè il quesito referendario sull'energia nucleare è a rischio dopo l'azione di governo che definisce una moratoria di un anno in merito alla problematica nucleare e condiziona l'eventuale installazione di centrali nucleari sul territorio nazionale agli esiti degli stress test previsti dall'unione europea in materia.
Anche i due referendum sull'acqua stanno correndo dei rischi, in quanto sembrano essere in programma alcune modifiche al decreto Ronchi, il quale ha disposto la privatizzazione dei servizi idrici: la gestione del servizio idrico rimarrebbe in mano ai privati scelti con bando di gara (e alle società miste con importante capitale privato), ma le tariffe verrebbero definite o dall’Autorità per l’Energia o dal Conviri, la Commissione nazionale di vigilanza sulle risorse idriche (quindi senza avere una definizione delle tariffe influenzata dal capitale investito, come è ora stabilito).
Sarà la Corte di Cassazione ad esprimersi in merito alla decadenza o meno dei referendum e, se tale decadenza riguardi per intero o solo in parte i singoli quesiti.
In ogni caso la Suprema Corte dovrà stabilire non solo l'insistenza di questi provvedimenti governativi sulle norme oggetto di referendum, ma anche che i principi ispiratori delle norme che si intendono abrogare siano effettivamente modificati.


giovedì 21 aprile 2011

Il referendum sul legittimo impedimento

La tematica del legittimo impedimento è presente nel quarto quesito referendario sul quale i cittadini italiani sono chiamati ad esprimersi.


QuesitoAbrogazione della legge 7 aprile 2010, n. 51 in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale


Su cosa si vota? Il referendum propone l’abrogazione dell'articolo 1, commi 1, 2, 3, 5 e 6, nonché l'articolo 2, della legge 7 aprile 2010, n. 51, recante "Disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza". Trattasi di normative che definiscono le attribuzioni del Presidente del Consiglio ed il suo impedimento, nonché quello dei ministri della Repubblica, a comparire in udienze processuali. Tale norma è retroattiva, riguardando anche i procedimenti già in essere al momento della sua entrata in vigore


Se si vota SI verranno eliminate le suddette norme che consentono al Presidente del Consiglio ed ai ministri di non presentarsi in tribunale.
Se si vota NO si mantengono in vigore le suddette norme che consentono al Presidente del Consiglio ed ai ministri di non presentarsi in tribunale.


Il testo: « Volete voi che siano abrogati l'articolo 1, commi 1, 2, 3, 5 e 6, nonché l'articolo 2, della legge 7 aprile 2010, n. 51, recante "Disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza"? »

Il referendum sul nucleare

La tematica dell’energia nucleare è presente nel terzo quesito referendario sul quale i cittadini italiani sono chiamati ad esprimersi.


Quesito: Abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare.


Su cosa si vota? Il referendum propone l’abrogazione di articoli dei commi 1 e 8 dell'articolo 5 della legge n. 75 del 2011, recante “Disposizioni urgenti in favore della cultura, in materia di incroci tra settori della stampa e della televisione, di razionalizzazione dello spettro radioelettrico, di moratoria nucleare, di partecipazioni della Cassa depositi e prestiti, nonché' per gli enti del Servizio sanitario nazionale della regione Abruzzo”

Se si vota SI si blocca la realizzazione di centrali nucleari sul territorio nazionale.
Se si vota NO si permette la futura realizzazione di centrali nucleari sul territorio nazionale.


Il testo (non ufficiale): « Volete voi che sia abrogato il decreto legge 31/03/2011 n.34 convertito con modificazioni dalla legge 26/05/2011 n.75 recante “disposizioni urgenti in favore della cultura, in materia di incroci tra settori della stampa e della televisione, di razionalizzazione dello spettro radioelettrico, di moratoria nucleare, di partecipazioni della Cassa depositi e prestiti, nonché' per gli enti del Servizio sanitario nazionale della regione Abruzzo”, limitatamente alle seguenti parti:

I referendum sull’acqua

La tematica dell’acqua è presente in due dei quesiti referendari sui quali i cittadini italiani sono chiamati ad esprimersi.

1° Quesito: Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione.

Su cosa si vota? Il referendum propone l’abrogazione dell’art. 23 bis  della Legge n. 133 del 6 agosto 2008 , relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica. 
L’articolo oggetto del quesito prevede l’affidamento a soggetti privati scelti tramite procedura di gara o l’affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, all’interno delle quali il privato sia stato scelto tramite procedura di gara e detenga almeno il 40% del capitale del gestione del servizio idrico. Questo provvedimento interessa anche le gestioni attualmente in essere, infatti le società a totale capitale pubblico che hanno attualmente in affidamento la gestione del servizio idrico dovranno necessariamente trasformarsi entro il dicembre 2011 in società miste con capitale privato almeno al 40% oppure cesseranno l’attività. Le società miste quotate in borsa che gestiscono il servizio idrico saranno obbligate a diminuire la propria quota di capitale pubblico al 40% entro il giugno 2013 ed al 30% entro il dicembre 2015 a pena di decadenza dal servizio.

Se si vota SI si blocca la progressiva privatizzazione del servizio idrico nazionale.

Se si vota NO si favorisce la privatizzazione del servizio idrico nazionale.

I referendum del 12 e 13 giugno

Il 12 ed il 13 giugno 2011 si svolgerà il referendum per dare ai cittadini l’opportunità di decidere su 3 tematiche molto importanti:

  • L'energia nucleare
  • L'acqua pubblica
  • Il legittimo impedimento
Le tematiche in oggetto sono molto importanti ed il risultato dell’audizione referendaria porterà dei sensibili cambiamenti per tutti, per questo motivo è importante che ogni cittadino esprima la propria opinione in merito e, soprattutto, sia informato in merito ai quesiti proposti ed alle conseguenze che ci saranno in caso di esito positivo o negativo dei referendum stessi.