venerdì 1 luglio 2011

Web di regime?

L’informazione è nuovamente sotto attacco. Dopo gli esempi che abbiamo avuto modo di descrivere su queste “pagine digitali”, è arrivato il momento degli attacchi alla rete.

A seguito della delibera 668/2010, la quale entrerà in vigore dal prossimo 6 luglio, l’AGCOM (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) diventerà giudice e censore del web, infatti essa potrà chiedere la chiusura od il blocco dei siti nei quali, sia stata segnalata una violazione ai diritti d’autore.
Il procedimento generato da questa norma è abbastanza curioso, in quanto consente, in pratica, ad un organo amministrativo quale è l’AGCOM, di comminare sanzioni senza l’intervento del sistema giudiziario.
Il tutto avverrà in termini brevissimi: Il gestore del sito che si accusa di contenere materiale protetto dal diritto d’autore avrà a disposizione 48 ore di tempo per rimuovere i contenuti illeciti; se quest’ultimo si ostina a non rimuovere il contenuto, l’Authority, dopo un contraddittorio tra le parti, di durata non superiore a cinque giorni, potrà procedere alla eliminazione dei contenuti.
Data la strettezza dei tempi a disposizione è palese quale possa essere la “qualità” del contraddittorio tra le parti, senza contare la questione inerente i tempi di notifica. In pratica si fa solamente il gioco del segnalatore, in quanto le possibilità di difesa sono pari a zero.

diritto-all-oblio-e-bavaglio-ad-internetTutto questo porterà ad un costante rischio anche per molti siti stranieri, da Youtube a Facebook: quanta gente posta video, immagini, canzoni sui propri profili di facebook? Milioni. A causa di questo verrà allora bloccato facebook appena l’immancabile artista tignoso farà, con estremo puntiglio, notare la cosa all’Autorità?

A questo vogliamo aggiungere un altro potenziale pericolo: l’AGCOM è TEORICAMENTE un organo indipendente, ma in pratica è di derivazione politica in quanto i suoi otto commissari sono eletti per metà dalla Camera dei deputati e per metà dal Senato, e il presidente è proposto direttamente dal Presidente del Consiglio.
Le possibilità che ci possano essere interventi “mirati”, fatti appositamente per contrastare un mezzo che è impossibile (fortunatamente) controllare in altro modo non sono aprioristicamente da escludere.
Forse la maggioranza ha preso atto di quanto sia stata importante la rete per far fallire il tentativo governativo di far saltare i referendum ed accelera in una direzione che le può permettere di controllare in qualche modo anche il Web oltre ai media tradizionali?