sabato 14 maggio 2011

Ancora boicottaggi sui referendum

Il boicottaggio dei referendum non si attua solo a livello “centrale”, ma vi sono anche piccole amministrazioni che cercano di non informare a dovere la propria cittadinanza in merito alla consultazione prossima ventura.

E’ ciò che accade nel comune abruzzese di Montesilvano, amministrato dal centrodestra, nel quale non sono ancora apparsi i dovuti tabelloni informativi sul referendum.

Si tratta dei classici tabelloni in cui i vari soggetti coinvolti nella campagna referendaria possono affiggere i manifesti informativi.

Il comitato “2 sì per l’acqua bene comune” ha provveduto stamane ad inviare al prefetto di Pescara una nota con la quale si chiede di provvedere nell’immediato all’allestimento dovuto ex legge 212 del 1956.

Non basta il boicottaggio dei mass media e del governo centrale di cui abbiamo parlato abbondantemente in altri nostri articoli, ora ci troviamo di fronte anche ad azioni di mancata informazione anche da parte delle amministrazioni locali.

Augurandoci una rapida e favorevole soluzione, invitiamo tutti coloro i quali  siano a conoscenza di azioni che non consentono il normale svolgimento dell’informazione sui referendum a mandarci una mail all’indirizzo laparolaicittadini@gmail.com.

14 maggio: frammenti – In ricordo di Giuseppe Montalto

Il 14 maggio 1965 nasceva a Trapani Giuseppe Montalto. Era un agente di Polizia Penitenziaria. Aveva prestato servizio prima presso il carcere delle “Vallette” di Torino e poi presso il carcere dell’ “Ucciardone” di Palermo, nella sezione detentiva di massima sicurezza, riservata solo ai detenuti per mafia.

Un lavoro duro il suo, a stretto contatto con i boss della malavita organizzata e quotidianamente costretto alla rappresaglia criminale. Giorno dopo giorno a portare avanti con perizia e fatica un lavoro duro… un lavoro fondamentale per lo Stato e per il popolo Italiano.

Tutto questo fino a quella tragica notte del 23 dicembre 1995, quando la giovane vita di Giuseppe ha visto troppo presto la fine, ucciso per mano di due killer davanti alla casa di suo suocero a Pietretagliate, una frazione di Trapani. Il delitto fu considerato un avvertimento dei vertici di Cosa Nostra nei confronti del trattamento dei boss nelle carceri. Boss che, senza il minimo rispetto per lo Stato e per le sue Leggi persino in carcere scrivevano e spedivano i loro ordini attraverso i pizzini, che riuscivano ad oltrepassare le sbarre dell'Ucciardone per ancora legge nel mondo. Proprio questo si è rivelato il motivo che ha spinto la mafia a compiere questo efferato delitto: anni dopo l’accaduto, infatti, il pentito Francesco Milazzo, rivelò che Giuseppe fu ucciso perché aveva sequestrato un bigliettino fatto arrivare in carcere ai boss Mariano Agate, Raffaele Ganci e Giuseppe Graviano.

“I tanti morti di mafia, sono forse morti anche perché noi non siamo stati abbastanza vivi?” Gian Carlo Caselli

venerdì 13 maggio 2011

13 maggio: frammenti

Sono passati 30 anni da quel 13 maggio 1981, quando in Piazza San Pietro due colpi di pistola ferirono il mondo.

Mehmet Ali Ağca è stato un militante nell’organizzazione terroristica di estrema destra denominata "Lupi grigi" e quel giorno, con una pistola 'Browning' calibro 9, ha attentato alla vita di Papa Giovanni Paolo II, esplodendogli da pochi metri due colpi di pistola.

I due proiettili vanno a segno e colpiscono Karol Wojtyla: il primo all'addome e il secondo alla mano sinistra. Il vestito bianco del Papa si trasforma in pochi secondi in una spaventosa macchia rosso sangue… I soccorsi sono immediati e, privo di conoscenza, viene subito trasportato da un'ambulanza, al policlinico 'Gemelli'.

Nello stesso tempo, l’attentatore viene rapidamente catturato: ormai disarmato dopo aver fatto inavvertitamente cadere la pistola a seguito di un urto accidentale con una suora, sotto il colonnato di Piazza San Pietro viene preso in custodia dalle forze dell’ordine.

Intanto Papa Giovanni Paolo II viene sottoposto ad un lungo e complesso intervento chirurgico, prima del quale il suo segretario particolare, don Stanislao Dziwicz, gli impartisce l’estrema unzione. Dopo 5 ore e mezza di sala operatoria l’intervento si rivela un successo: il papa ha perso più di 3 litri di sangue, ma ce l’ha fatta.

La pallottola che ha colpito Wojtyla all’addome, prima di uscire ha compiuto quello che gli stessi medici definiscono "una inspiegabile traiettoria", sfiorando tutti gli organi vitali interni del suo corpo senza intaccarne alcuno. “Qualcuno o Qualcosa” ha deviato la traiettoria del proiettile, dichiarerà il pontefice in seguito sottolineando come la data dell'attentato coincida con la ricorrenza dell'apparizione della Madonna di Fatima ai tre pastorelli portoghesi (erano i bambini Lucia dos Santos di 10 anni, Francisco Marto di 9 anni e Giacinta Marto di 7 anni.) e con il terzo 'segreto' di Fatima, il cui contenuto parla proprio della visione di un papa che cade con la sua veste bianca macchiata di sangue.

Il Papa lascerà l'ospedale il 3 giugno, ma il 20 giugno e il 5 agosto subirà altri due interventi chirurgici, prima della convalescenza nella sede papale estiva di Castel Gandolfo

giovedì 12 maggio 2011

Amministrative 2011: le quote dei bookmakers

Mancano meno di tre giorni all’apertura delle urne per le elezioni amministrative. I comuni interessati a questa tornata elettorale sono ben 1301 con, tra essi, città molto importanti quali Torino, Milano, Bologna e Napoli.

La diffusione dei sondaggi è già da qualche giorno vietata, ma nulla vieta la diffusione delle quote che vengono attribuite dalle società di scommesse a ciascun candidato.

Milano: le previsioni degli allibratori danno in leggero vantaggio Letizia Moratti, la candidata uscente del Polo delle libertà, a quota 1.70, contro il 2.10 sulla vittoria del candidato del centrosinistra Giuliano Pisapia. Meno quotate le altre candidature: da quella di Giancarlo Pagliarini (lista Civica) a 6.50, a Manfredi Palmeri (Terzo Polo) a 8.00, per chiudere con Mattia Calise (Movimento 5 stelle) a 18.00.

Napoli: leggera prevalenza per il candidato del centrodestra Gianni Lettieri, a quota 1.50, seguito a 2.45 dal candidato del Partito Democratico Mario Morcone. Segue a 7.00 il candidato del Terzo polo Raimondo Pasquino, quindi a 10.00 Clemente Mastella (Udeur) e a 18.00 Luigi De Magistris (Idv).

Bologna: secondo le previsioni dei bookmakers sarebbe il centrosinistra a prevalere con il candidato sindaco Virginio Merola, quotato a 1.80, che precede l'uomo della Lega, Manes Bernardini a 2.00. Più indietro nei pronostici il candidato appoggiato dai partiti del Terzo polo Stefano Aldovrandi, a 5.00 e il grillino Massimo Bugani a 8.00.

Torino: la situazione è molto equilibrata: il candidato del centrosinistra Piero Fassino e quello del centrodestra Michele Coppola sono entrambi quotati 1.80. Alberto Musy, candidato del Terzo Polo, è dato a 6.50, mentre chiude a quota 10.00 il grillino Vittorio Bertola.

Singolarismo dell’informazione

«L'intervento dell'Agcom certifica che le nostre preoccupazioni sono fondatissime: il richiamo dell'Autorità e la multa al Tg1 accertano che nel sistema dell'informazione televisiva c'è uno squilibrio strutturale che dipende dal conflitto d'interessi. Secondo noi la multa stabilita a carico del Tg1 deve pagarla di tasca sua il direttore Minzolini che ha voluto imporre le sue regole, prendendosi gioco di quelle stabilite dall'Autorità». Questo è il commento del deputato democratico Zaccaria dopo la multa di 100.000 euro comminata al TG1 dall’autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom).

Dopo i ripetuti richiami emessi dall’Agcom nei confronti del telegiornale di Rai1 e non ascoltati, si è reso necessario sanzionare il TG1 a causa della sovraesposizione concessa al governo ed a Berlusconi a scapito delle altre forze politiche, andando in palese contrasto con le norme stabilite per la paritaria distribuzione degli spazi televisivi.

L’autorità ha ordinato ai telegiornali di riequilibrare gli interventi di maggioranza e di opposizione, e di dedicare ai membri del governo un tempo «riferito solo alla loro funzione governativa, nella misura strettamente indispensabile per assicurare la completezza e l'imparzialità dell'informazione», riferendosi in particolar modo agli interventi del premier che sono sempre tutt’altro che imparziali, essendo anche capolista del Pdl in Lombardia.

Noi sposiamo completamente la proposta dell’onorevole Zaccaria, in quanto la sanzione deve essere a totale carico di colui o di coloro che hanno favorito tale situazione di squilibrio e non andare a spremere ancora una volta le tasche dei contribuenti.

Nonostante l’intervento dell’Agcom, TG1 e TG5 hanno palesemente violato le disposizioni dell’autorità anche con la trasmissione del “videomessaggio” di Berlusconi, nonostante sia espressamente vietato trasmettere videomessaggi nel corso delle campagne elettorali all'interno dei telegiornali e dei programmi di informazione, come previsto dalla circolare dell’11/4/2011.

Ancora una volta l’informazione è schiava del potere che, piuttosto di parlare delle tematiche importanti per il paese (quali, ad esempio, i Referendum) si trasforma in spot propagandistici gratuiti per chi governa il paese.

12 maggio: frammenti - Quando la libertà si macchia di sangue

12 maggio 1974, in Italia si vota per uno dei referendum più dibattuti, controversi ed importanti della storia: il divorzio.

Il primo disegno di legge inerente l’introduzione del divorzio nell’ordinamento italiano è del 1965, ad opera del deputato socialista Loris Fortuna; Il 1º dicembre 1970, nonostante l'opposizione della Democrazia Cristiana, e con i voti favorevoli del Partito Comunista Italiano, del Partito Radicale, del Partito Liberale Italiano e della sinistra, il divorzio veniva introdotto nell'ordinamento giuridico italiano con la legge n. 898/1970, la cosiddetta legge Fortuna-Baslini (visionabile seguendo questo link) con una norma che rappresentava il risultato dell’integrazione del disegno di legge di Fortuna con quello del deputato Liberale Antonio Baslini.

Nello stesso anno, per esattezza il 25 maggio 1970 veniva varata la legge che istituiva il referendum (visionabile sul sito della Camera dei Deputati seguendo questo link)

Gli oppositori del divorzio iniziarono subito ad organizzarsi in maniera molto decisa e iniziarono ad organizzarsi per cercare l’abrogazione del divorzio attraverso l’utilizzo del neonato strumento referendario.

Gli italiani furono chiamati alle urne il 12 ed il 13 maggio 1974: la partecipazione fu massiccia in quanto si presentarono alle urne ,’87,7% degli aventi diritto. Il risultato fu che il 59,3% rispose no all’abrogazione del divorzio ed il 40,7% rispose si.

Tre anni dopo, il 12 maggio 1977 il partito Radicale organizza a Roma, in piazza Navona, una manifestazione per celebrare l’anniversario del referendum sul divorzio. Sono anni difficili per l’Italia: anni di crisi sociale ed economica, anni di piombo a causa del terrorismo e della violenza di matrice politica. Per far fronte a questa situazione vengono varati una serie di provvedimenti eccezionalmente repressivi quali la “Legge Reale”; uno di questi provvedimenti è un decreto-legge dell’allora ministro dell’Interno Francesco Cossiga col quale dà mandato al prefetto di Roma di vietare ogni manifestazione pubblica nel Lazio per tutto il mese di maggio.
Il decreto è chiaramente anticostituzionale ed illegale, richiamandosi ad un articolo di una legge fascista del ’31 già dichiarato incostituzionale nel ’61. Il Governo può limitare a scopo preventivo il diritto di pubblica e pacifica riunione, ma solo “per comprovati motivi di sicurezza e incolumità pubblica” (come recita l’art. 17 della Costituzione), da valutare caso per caso e non in maniera generalista ed indiscriminata.

La manifestazione radicale cade proprio nel periodo in cui tale decreto è in vigore e non viene annullata proprio per manifestare anche la contrarietà al repressivo decreto di Cossiga. La manifestazione non inizierà neanche.

Alle 13 la piazza ègiorgiana1 occupata dalle forze dell’ordine che ne sbarrano gli ingressi ed iniziano le prime cariche nei confronti di tutti quelli che si trovano a passare da quella zona (anche per caso): manifestanti, giornalisti, politici e semplici passanti vengono spinti e percossi violentemente. La situazione degenera e tutto il centro di Roma viene coinvolto. Decine e decine di lacrimogeni vengono sparati dalle forze dell’ordine, anche ad altezza uomo e tra gli spari dei lacrimogeni si sentono chiaramente anche colpi di armi da fuoco. Vengono notate più persone vestite da manifestanti e da “disobbedienti”, munite di pistola, chiacchierare e fumare tranquillamente con le forze dell’ordine. Si trattava di agenti in borghese infiltrati nella popolazione dei manifestanti. I disordini continuano per ore, con le prime luci della sera intervengono anche i blindati che continuano a sparare lacrimogeni e non solo contro la folla. Alle 20 si compie la tragedia: Giorgiana Masi, una studentessa diciannovenne appartenente ad un collettivo femminista, è in mezzo alla folla in piazza Belli. Alla vista dei blindati delle forze dell’ordine, spaventata dalla giornata e dai continui spari di lacrimogeni si volta per scappare, come fanno tutti gli altri, ma fa solo pochi passi: la vedono cadere di schianto, a braccia tese, “sarà inciampata” pensano tutti, ed alcuni cercano di darle una mano a rialzarsi prima dell’arrivo dei veicoli militari…. ma le non si rialza. La soccorrono immediatamente, ma è agonizzante e in ospedale arriverà già morta. Alla fine della giornata si conteranno decine di feriti tra manifestanti e passanti, e un ferito tra i carabinieri.

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Particolare della targa posta su Ponte Garibaldi a Roma, dove Giorgiana Masi fu uccisa

mercoledì 11 maggio 2011

11 maggio: frammenti

Ancora una volta ci ritroviamo a parlare di nucleare... forse sul web in questo periodo la tematica è sovraesposta, ma è necessario compensare i silenzi dei media più comuni.

Si parla molto di centrali nucleari, ma oggi vogliamo ricordare altri aspetti inerenti alla tematica nucleare e indissolubilmente legati con la data di oggi.

Vogliamo infatti ricordare come l'11 di maggio del 1998 l'India abbia condotto una serie di test nucleari, i primi compiuti dalla nazione asiatica, nel deserto del Rajasthan (noto anche come Gran deserto indiano).

L'india è uno dei 4 stati al mondo a non aderire al Trattato di non proliferazione nucleare, gli altri sono Pakistan, Israele e Corea del Nord (che ha ritirato la sua precedente adesione al trattato). Il trattato si basa su tre principi: disarmo, non proliferazione e uso pacifico del nucleare: esso  proibisce agli stati firmatari "non-nucleari" (ovvero che non possiedono armi nucleari) di procurarsi tali armamenti e agli stati "nucleari" (che possiedono armi nucleari) di fornir loro tecnologie nucleari belliche. Inoltre il trasferimento di tecnologie nucleari per scopi pacifici (ad esempio per la produzione elettrica) deve avvenire sotto il controllo della AIEA (Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica).

Nonostante la ferma intenzione da sempre manifestata di mantenere la propria sovranità in campo nucleare, l'India ha recentemente manifestato aperture nei confronti del trattato di non proliferazione, rafforzando in tal modo i rapporti con Cina, Stati Uniti ed il vicino Pakistan, che ha sempre manifestato grosse perplessità al limite dell'ostilità nei confronti della programmazione nucleare Indiana.

martedì 10 maggio 2011

Il destino del referendum sul nucleare si compirà dopo il 17 maggio

Da poco è stato reso noto l’ordine del giorno della seduta del 17 maggio 2011 della Camera dei Deputati.

L’ordine del giorno della 473ma seduta pubblica dell’Assemblea prevede al punto numero uno la “Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali): Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, recante disposizioni urgenti in favore della cultura, in materia di incroci tra settori della stampa e della televisione, di razionalizzazione dello spettro radioelettrico, di moratoria nucleare, di partecipazioni della Cassa depositi e prestiti, nonché per gli enti del Servizio sanitario nazionale della regione Abruzzo (Approvato dal Senato)”

Si avrà, quindi, mercoledì prossimo l’inizio dell’iter inerente l’esame del disegno di legge che molto probabilmente segnerà il destino del referendum, sempre che l’esame termini in tempo utile per estrinsecare i propri effetti (cosa della quale non abbiamo molti dubbi). Di tale disegno di legge abbiamo abbondantemente parlato nel nostro precedente articolo seguente l’approvazione del ddl in commissione alla Camera avvenuto il 5 maggio e ricordiamo in proposito come tutte le richieste abrogative e modificative previste nel referendum sul nucleare siano state accolte.

La discussione assembleare al senato è iniziata il 12 aprile 2011 e si è conclusa il 20 aprile 2011 con l’approvazione del disegno di legge. Se non interverranno modifiche al ddl durante l’esame alla Camera (che comporterebbero un rinvio al Senato per un ulteriore esame) esso sarà definitivamente approvato.

Da un lato il risultato che si otterrebbe dall’approvazione del disegno di legge è lo stesso che deriverebbe dal successo del referendum sul nucleare. A questo punto viene spontaneo chiedersi perchè il governo abbia agito in tal modo, smentendo nei fatti la propria linea politica sull’energia prevista nel programma di governo (anche se il programma di governo è volutamente generico, al punto 1.2.5 parla di “partecipazione ai progetti europei di energia nucleare di ultima generazione”) e, soprattutto, effettuando una così brusca inversione di rotta in così poco tempo visto che le leggi modificate hanno meno di 3 anni e sono stati tra i primi provvedimenti del quarto governo Berlusconi e, nell’arco di pochi giorni si è passati da una possibile moratoria di un anno sull’onda emotiva della catastrofe nucleare giapponese, all’accoglimento totale delle richieste referendarie.

Forse alcuni sondaggi, sconosciuti ai cittadini, hanno destato qualche preoccupazione in qualcuno?

Forse per qualcuno è LEGITTIMO IMPEDIRE al popolo di esprimersi?

Forse non fa sempre comodo appellarsi alla volontà popolare per giustificare le proprie azioni?

10 maggio: frammenti

Correva l’anno 1933, in Germania Joseph Paul Goebbels era da poco diventato Ministro della propaganda e dell'informazione del primo “governo Hitler” (carica che conservò senza soluzione di continuità fino alla sua morte, corrispondente con la fine del terzo Reich); con tale incarico Goebbels divenne il controllore e dominatore assoluto di ogni ramo dell'informazione e della vita culturale e sociale tedesca (stampa, cinema, teatro, radio), applicando ovunque in maniera spaventosamente rigorosa i principi della "morale nazista"
Proprio nel maggio 1933 Goebbels lanciò la sua campagna propagandistica contro i libri “non tedeschi” per sradicare completamente qualsiasi testimonianza e qualsiasi voce inerente le basi intellettuali della Repubblica di Weimar e proprio il 10 maggio 1933, sull'Opernplatz di Berlino, dove aveva sede l'Institut für Sexualwissenschaft (istituto privato tedesco di ricerca sessuologica) avvenne il più grande rogo di libri considerati dai nazisti contrari allo «spirito tedesco». Nelle fiamme bruciarono Thomas ed Heinrich Mann, Heine e Brecht. L’istituto venne dato alle fiamme dai militari nazisti e vennero distrutti 20.000 volumi presenti nella biblioteca dell’istituto e moltissimi altri testi saccheggiati nelle librerie vicine all'Istituto e nell'Università Humboldt. Moltissimi altri libri vennero bruciati la stessa notte in altri roghi organizzati in molte altre città tedesche.
Durante questa “tragedia” il ministro della propaganda Goebbels pronunciò un discorso elogiativo ai giovani studenti nazisti che "spontaneamente" diedero l'assalto alle biblioteche pubbliche e private per raccogliere i libri da distruggere; parte di tale discorso recitava così:
“Studenti, uomini e donne tedesche, l'era dell'esagerato intellettualismo ebraico è giunto alla fine. Il trionfo della rivoluzione tedesca ha chiarito quale sia la strada della Germania e il futuro uomo tedesco non sarà un uomo di libri, ma piuttosto un uomo di carattere ed è in tale prospettiva e con tale scopo che vogliamo educarvi.”
Il cosiddetto “uomo di libri” è stato profondamente avversato dal regime nazista, così come da tutti i regimi totalitari che hanno sempre avuto grande convenienza a far “macerare” il popolo nell’ignoranza. Un popolo ignorante è un popolo che si piega cecamente alle imposizioni che arrivano dall’alto, è una marionetta in mano al potere, fino a diventarne suo servitore, invece di essere chi governa al servizio del popolo.
Non vogliamo fare nessun parallelismo inopportuno, ma ancora una volta vogliamo lottare per far si che le informazioni siano il più possibile diffuse ed alla portata di tutti.
Invitiamo ogni cittadino a non limitarsi ad accettare biecamente quello che viene propinato dai mass media più comuni, in quanto l’informazione di massa è forzatamente asservita all’editore di turno, sia esso un imprenditore illuminato o un presidente del consiglio dai comportamenti e dagli atteggiamenti ingiudicabili in questa sede…. ed ancora una volta il lungo silenzio che ha coperto come una nuvola nera l’informazione sul referendum ne è la prova più recente e tangibile.
Oggi è anche il 5° anniversario dell’elezione di Giorgio Napolitano a Presidente della Repubblica Italiana: un grosso augurio da parte de "La parola ai Cittadini” al nostro preziosissimo Capo dello Stato.

lunedì 9 maggio 2011

Quarto potere

A poco più di un mese dalla consultazione referendaria sono iniziati gli spot televisivi e radiofonici sui referendum.

L’attesa è stata lunga e costellata di polemiche: impedire l’informazione ai cittadini per motivazioni che è difficile attribuire a cause diverse dalla becera opportunità politica ci è sembrata una delle pagine più inqualificabili nel panorama informativo italiano; è anche per questo che la libertà di stampa in Italia è valutata in maniera non proprio lusinghiera da Reporter Senza Frontiere.

Gli spot che abbiamo avuto modo di seguire, per lo più radiofonici, sono molto esaustivi: oltre a spiegare in modo molto chiaro le modalità di voto e gli adempimenti necessari per potersi recare regolarmente alle urne, descrivono in maniera molto accessibile il tema e lo specifico di ciascun quesito su cui gli elettori devono esprimersi.

Al momento non abbiamo ancora visto su Televideo Rai le pagine relative alla guida al voto sul referendum. Sul sito del TG1 è presente una pagina molto sommaria sul tema.

Ora ci auguriamo che la macchina informativa non si arresti, questo ovviamente a prescindere da quanto verrà stabilito in merito alla sussistenza dei requisiti di ammissibilità del referendum (cosa che ci auguriamo vivamente e di cui abbiam parlato in articoli precedenti). Fino ad oggi la parte del leone per quanto riguarda la comunicazione sul referendum l’hanno fatta gli organizzatori, con innumerevoli azioni informative, ed il web con articoli, blog, centinaia di pagine sui social network e cinguettii su twitter. La maggioranza degli italiani, purtroppo, ancora ignora le tematiche dei referendum e gran parte ignora addirittura l’esistenza degli stessi; per questo è opportuno che tutti coloro i quali credono nell’autodeterminazione dei popoli aiutino ad informare, nei limiti di quanto possibile, più persone possibili sull’esistenza dei referendum e sull’importanza dei temi affrontati.

Senza voler in nessun modo polemizzare vorremmo che lo spazio mediatico che viene dedicato agli attacchi al sistema giuridico italiano (col solo intendo di delegittimarlo) venisse attribuito a tematiche che vanno effettivamente ad avere conseguenze nella vita di tutti i giorni dei cittadini comuni.

Gli interessi della collettività sono e devono sempre essere prioritari e non si può manifestare un opinione se non si è informati… ma come è possibile essere informati se i media più seguiti dalla stragrande maggioranza degli italiani attuano (o sono costretti ad attuare) queste forme di oscurantismo?