«L'intervento dell'Agcom certifica che le nostre preoccupazioni sono fondatissime: il richiamo dell'Autorità e la multa al Tg1 accertano che nel sistema dell'informazione televisiva c'è uno squilibrio strutturale che dipende dal conflitto d'interessi. Secondo noi la multa stabilita a carico del Tg1 deve pagarla di tasca sua il direttore Minzolini che ha voluto imporre le sue regole, prendendosi gioco di quelle stabilite dall'Autorità». Questo è il commento del deputato democratico Zaccaria dopo la multa di 100.000 euro comminata al TG1 dall’autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom).
Dopo i ripetuti richiami emessi dall’Agcom nei confronti del telegiornale di Rai1 e non ascoltati, si è reso necessario sanzionare il TG1 a causa della sovraesposizione concessa al governo ed a Berlusconi a scapito delle altre forze politiche, andando in palese contrasto con le norme stabilite per la paritaria distribuzione degli spazi televisivi.
L’autorità ha ordinato ai telegiornali di riequilibrare gli interventi di maggioranza e di opposizione, e di dedicare ai membri del governo un tempo «riferito solo alla loro funzione governativa, nella misura strettamente indispensabile per assicurare la completezza e l'imparzialità dell'informazione», riferendosi in particolar modo agli interventi del premier che sono sempre tutt’altro che imparziali, essendo anche capolista del Pdl in Lombardia.
Noi sposiamo completamente la proposta dell’onorevole Zaccaria, in quanto la sanzione deve essere a totale carico di colui o di coloro che hanno favorito tale situazione di squilibrio e non andare a spremere ancora una volta le tasche dei contribuenti.
Nonostante l’intervento dell’Agcom, TG1 e TG5 hanno palesemente violato le disposizioni dell’autorità anche con la trasmissione del “videomessaggio” di Berlusconi, nonostante sia espressamente vietato trasmettere videomessaggi nel corso delle campagne elettorali all'interno dei telegiornali e dei programmi di informazione, come previsto dalla circolare dell’11/4/2011.
Ancora una volta l’informazione è schiava del potere che, piuttosto di parlare delle tematiche importanti per il paese (quali, ad esempio, i Referendum) si trasforma in spot propagandistici gratuiti per chi governa il paese.
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