Visualizzazione post con etichetta nucleare. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta nucleare. Mostra tutti i post

domenica 5 giugno 2011

Referendum: Altre menzogne

Abbiamo parlato molto del nucleare, abbiamo lottato insieme a centinaia, migliaia di altre persone per dare un piccolo contributo alla sovranità popolare…
Abbiamo avuto fiducia in un paese nonostante tutto, convinti che la forza del popolo sia più forte degli interessi personali…
Abbiamo gioito di fronte alle azioni importanti intraprese da chi crede ancora che il governo debba essere nell’interesse del popolo…

Ancora una volta, però, abbiamo avuto ulteriore dimostrazione di come il potere esecutivo sia in mano a quella che non è eccessivo definire una dittatura, il potere legislativo è schiavo dello stesso esecutivo a causa dell’abusatissima decretazione di urgenza ed il potere giudiziario rischia sempre più di essere sottomesso ai desideri del governo; e, a questo, si aggiunge un’altra “perla” che non può lasciare indifferenti: nonostante le ultime parole sul referendum pronunciate due giorni fa da Berlusconi in cui affermava: ”ci asteniamo dal prendere posizione e ci adegueremo alla volontà dei cittadini”, è emerso da poche ore che il 1° giugno il premier ha chiesto all’Avvocatura generale dello Stato, di “intervenire” all’udienza della Corte costituzionale sull’ammissibilità del nuovo quesito sul nucleare dopo il via libera dato dall’Ufficio per il referendum della Cassazione. Dalla missiva in questione, firmata da Gianni Letta, emerge chiaro il mandato e l’obiettivo di Berlusconi: “evidenziare l’inammissibilità della consultazione”. Insomma, gli avvocati dello Stato chiederanno che i cittadini non possano votare sul nucleare. Tutto questo accadrà martedì 7, giorno in cui la Consulta analizzerà la richiesta dell’avvocatura di stato, la quale sostiene che quanto ha deciso la CentraleTrinoCassazione è illegittimo, in quanto sconfinerebbe nella valutazione sostanziale (invece che limitarsi all’analisi ed al giudizio sugli aspetti formali) ed, inoltre, che con il Decreto Omnibus il Governo ha modificato sostanzialmente le norme precedenti, oggetto del referendum, e per questo gli elettori voteranno un quesito “del tutto difforme rispetto a quello in base al quale sono state raccolte le sottoscrizioni necessarie allo svolgimento”. Con la decisione della Cassazione, inoltre, secondo l’avvocatura è cambiata la natura stessa della consultazione “che non è più abrogativa ma propositiva, se non consultiva…poiché non deriva dai commi 1 e 8 dell’articolo 5 la possibilità di realizzare centrali nucleari, né di dar corso ad una politica energetica fondata sul nucleare ne consegue che ciò che si chiede all’elettorato è di esprimersi sull’opportunità che in futuro, sulla base di nuove scelte, l’Italia adotti una strategia energetica”.

A questo punto i tentativi di boicottaggio sul referendum sono talmente tanti che viene spontaneo sospettare che il governo non voglia solo far saltare i referendum per evitare l’abrogazione del legittimo impedimento, ma che dietro a tutto questo (non dimentichiamo la scarsissima informazione e le costanti accuse dell’Agcom sulla mancanza di notizie accessibili sul referendum sui canali RAI) ci siano degli interessi economici enormi e ben precisi. Non dimentichiamo quanto “firmato” dal governo con l’azienda francese Edf (maggiori informazioni seguendo questo link) e chissà a fronte di quali interessi personali…. è chiaro come per l’ennesima volta chi ci governa ha pensato di guardare al proprio interesse sulla pelle di noi cittadini.

Non so cosa debba ancora accadere…….

giovedì 2 giugno 2011

Le menzogne del premier sul nucleare

Dopo i tentativi legali e quelli divulgativi è arrivato il momento di un altro tipo di boicottaggio per i referendum: il boicottaggio della disinformazione economica.

In un incontro con il presidente argentino Cristina Kirchner, Silvio Berlusconi ha dichiarato che “I costi dell'energia, in Italia, sono del 40% superiori a quelli della Francia, dove esistono impianti di energia nucleare”, sottintendendo in maniera per nulla velata che se gli italiani vogliono delle bollette energetiche meno care devono dire si al nucleare.

Facendo dei rapidi ma verosimili calcoli, basandoci sulle esperienze estere, costruire una centrale nucleare EPR (European Pressurized Reactor o Evolutionary Power Reactor), la tipologia ipotizzata per l’Italia, costerebbe non meno di 10-15 miliardi di euro per la pura e semplice costruzione.
Una centrale nucleare, ovviamente, ha bisogno del suo “combustibile”: l’uranio. In Italia non esistono miniere di uranio, quindi saremmo costretti ad acquistarlo dall’estero essendo, di conseguenza, soggetti alle leggi del mercato. Al giorno d’oggi l’uranio costa 400 dollari al chilo, pari a 290 euro al cambio attuale (ed essendo una risorsa scarsa, il prezzo tenderà ad aumentare). Essendo necessario l’uranio arricchito, ogni anno bisognerà comprare circa 200 tonnellate di uranio “normale” per ogni singola centrale, con una spesa di circa 56 milioni di euro.
Le centrali nucleari hanno una vita media di 25-30 anni, dopodiché devono essere smantellate: questo processo costa indicativamente tra i 40 ed i 70 milioni di euro. A questo dobbiamo aggiungere le spese dello smaltimento dei rifiuti radioattivi, rifiuti che ammonteranno praticamente alla stessa quantità di uranio immesso nel processo: trovare un luogo idoneo allo smaltimento è praticamente impossibile, in quanto deve essere una zona non sismica, lontano da qualsiasi presenza d’acqua e con un terreno molto compatto. In questo luogo dovrebbero trovare sistemazione ogni anno circa 200 tonnellate di uranio esausto (ma ovviamente, ancora radioattivo, è bene non dimenticarlo) stoccati in barili di 500-1000 Kg.
Il trasporto dovrebbe avvenire con le massime cautele, con mezzi protetti e lontano da umidità. Il costo di una tale operazione è incalcolabile se svolto in sicurezza.
Un progetto francese di realizzazione di un “caveau” di smaltimento scorie posto sotto 500 metri di roccia preventiva una spesa di 60 miliardi di euro per la sola costruzione.

Facendo a questo punto un rapido calcolo possiamo affermare che una centrale costa in 30 anni:

  • 10-15 miliardi di euro per la costruzione
  • 1680 miliardi di euro per l’acquisto dell’uranio
  • 40-70 miliardi di euro per lo smantellamento
  • 60 miliardi per la sola realizzazione di un caveau di accoglimento scorie

Per un totale di 1790-1825 miliardi di euro (senza contare le incalcolabili spese effettive di smaltimento scorie) che verrebbero in grandissima parte esborsati dai contribuenti italiani.

I dati raccolti sono riferiti ad una ipotetica centrale che produrrebbe ogni anno 800Mw; un generatore eolico che produce 1Mw costa circa 1 milione di euro. Facendo un calcolo semplicistico, per ottenere 800Mw di energia eolica è necessario un investimento di 800 milioni di euro, per ottenere la stessa energia con il nucleare servono almeno 60 miliardi di euro.

Ancora una volta, alla resa dei conti, il governo sta tentando di boicottare il referendum facendo passare il falso messaggio che col nucleare ci saranno bollette meno care. A questa ennesima falsità rispondiamo che l’unico modo per vedere diminuire i costi in bolletta è l’utilizzo delle risorse naturali del nostro bel paese.
Per l’Italia il futuro è rappresentato da sole, aria e acqua, non dall’uranio… e se la Germania ha da poco annunciato il suo piano di smantellamento totale del nucleare non vedo perché non dovremmo seguire il loro esempio, nella speranza che, un giorno, tutto il mondo si allinei al rifiuto del nucleare.

mercoledì 18 maggio 2011

Referendum Nucleare: I lavori parlamentari


Sono ripresi ieri, 17 maggio, i lavori parlamentari su: “Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali): Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, recante disposizioni urgenti in favore della cultura, in materia di incroci tra settori della stampa e della televisione, di razionalizzazione dello spettro radioelettrico, di moratoria nucleare, di partecipazioni della Cassa depositi e prestiti, nonché per gli enti del Servizio sanitario nazionale della regione Abruzzo”, quindi su quelli che saranno gli sviluppi del referendum sul nucleare.

Riportiamo di seguito l’interrogazione degli Onorevoli DI PIETRO, PALOMBA, DONADI, BORGHESI, EVANGELISTI, PIFFARI e CIMADORO, nel quale emerge quale sia la linea politica del governo in materia secondo i promotori del referendum:
Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 15 e 16 maggio 2011, 877.982 cittadini sardi si sono pronunciati sul referendum consultivo regionale sul nucleare. I cittadini dell'isola dovevano esprimere la loro volontà in merito al quesito: «sei contrario all'installazione in Sardegna di centrali nucleari e siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate e preesistenti?»;
il risultato del referendum consultivo è stato nettissimo: il «no al nucleare» ha stravinto con una percentuale del 97,14 per cento. Un vero e proprio plebiscito che spazza via la stagione nucleare e manda un segnale chiaro al Governo;
contro la costruzione delle centrali nucleari si erano pronunciati tutti i partiti e tutte le forze sociali;
dopo il voto sardo, e a scrutini ormai conclusi, lo stesso presidente della regione, Ugo Cappellacci, ha sottolineato come «la scelta espressa in maniera così compatta dalla Sardegna non è stata presa sull'onda dell'isteria per il disastro nucleare di Fukushima. Quella antinucleare è una convinzione radicata»;
va preso atto che la nettissima contrarietà al nucleare espressa in questi giorni dai cittadini sardi è solo l'ultima di una lunga sequenza di posizioni assolutamente contrarie a qualunque ipotesi di istallazioni nucleari espresse dalla gran parte delle regioni italiane;
già nei mesi scorsi, quasi tutte le regioni, hanno detto «no» al piano nucleare, sull'onda dei ricorsi alla Corte costituzionale presentati da 11 amministrazioni (Basilicata, Calabria, Emilia-Romagna, Umbria, Lazio, Puglia, Liguria, Marche, Piemonte, Molise e Toscana), che hanno rilevato profili di incostituzionalità nelle procedure previste per la definizione dei siti e per i processi autorizzativi delle centrali. In Sicilia l'Assemblea regionale ha detto «no» al nucleare con un ordine del giorno, approvato all'unanimità, con l'appoggio anche del presidente Raffaele Lombardo;
in questo contesto, va rammentata la dichiarazione dello stesso Sottosegretario per lo sviluppo economico, Stefano Saglia, che aveva dichiarato (Il Corriere della Sera del 12 febbraio 2011): «è chiaro che nessuna centrale nucleare si farà contro la volontà della regione, è una cosa che non accadrà mai». Peraltro, una dichiarazione certamente vincolante per il Governo e che non è mai stata smentita o ridimensionata nelle settimane successive;
quanto sopra esposto mostra chiaramente che non vi è alcuno spazio per un ritorno alla politica nucleare;
il Governo, invece, si è solo preso una «pausa di riflessione», ma, di fatto, continua a non voler rinunciare all'avventura nucleare;
l'intento sostanziale del Governo - esplicitato anche in provvedimenti legislativi all'esame del Parlamento - è, infatti, quello di far approvare una sospensione della scelta nucleare, facendola invece passare per una formale abrogazione delle norme approvate dal Governo che hanno reintrodotto la produzione di energia nucleare in Italia;
il Governo quindi, pur ponendo uno «stop» sulla scelta del nucleare, evidenzia chiaramente che non intende fare un passo indietro definitivo, ma che mantiene ferma la volontà di riprendere in futuro la via dell'atomo;
a conferma di questi reali intendimenti del Governo, basta ricordare che lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri, il 26 aprile 2011, in occasione del vertice italo-francese, aveva dichiarato che continuerà sulla via del nucleare. Secondo il Presidente del Consiglio dei ministri, infatti: «siamo assolutamente convinti che l'energia nucleare è il futuro per tutto il mondo». «Il nucleare è un destino ineluttabile (...)». E ancora: «la moratoria serve per avere il tempo necessario affinché la situazione giapponese si chiarisca e nel giro di 1-2 anni l'opinione pubblica sia abbastanza consapevole da tornare al nucleare (...)». Quanto accaduto in Giappone, sempre secondo le dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri, «ha spaventato ulteriormente i cittadini italiani e se fossimo andati oggi al referendum, il nucleare non sarebbe stato possibile per molti anni»;
l'obiettivo esplicito del Governo è, quindi, quello di tentare di annullare il quesito referendario del 12 e 13 giugno 2011, dove gli italiani saranno chiamati a votare per il referendum promosso dall'Italia dei Valori contro il nucleare, per abrogare definitivamente proprio la normativa che consente la realizzazione di centrali nucleari sul nostro territorio nazionale -:
se non intenda prendere atto che gli italiani non vogliono più sentir parlare di una nuova avventura nucleare nel nostro Paese e, nel rispetto della loro volontà, chiudere in maniera realmente definitiva ogni ipotesi di ritorno del nucleare in Italia. (3-01653)
(17 maggio 2011 - fonte Camera dei Deputati)


Per chi volesse approfondire l’argomento, sono visionabili gli emendamenti proposti al disegno di legge sul sito della Camera dei Deputati seguendo questo link

sabato 14 maggio 2011

Ancora boicottaggi sui referendum

Il boicottaggio dei referendum non si attua solo a livello “centrale”, ma vi sono anche piccole amministrazioni che cercano di non informare a dovere la propria cittadinanza in merito alla consultazione prossima ventura.

E’ ciò che accade nel comune abruzzese di Montesilvano, amministrato dal centrodestra, nel quale non sono ancora apparsi i dovuti tabelloni informativi sul referendum.

Si tratta dei classici tabelloni in cui i vari soggetti coinvolti nella campagna referendaria possono affiggere i manifesti informativi.

Il comitato “2 sì per l’acqua bene comune” ha provveduto stamane ad inviare al prefetto di Pescara una nota con la quale si chiede di provvedere nell’immediato all’allestimento dovuto ex legge 212 del 1956.

Non basta il boicottaggio dei mass media e del governo centrale di cui abbiamo parlato abbondantemente in altri nostri articoli, ora ci troviamo di fronte anche ad azioni di mancata informazione anche da parte delle amministrazioni locali.

Augurandoci una rapida e favorevole soluzione, invitiamo tutti coloro i quali  siano a conoscenza di azioni che non consentono il normale svolgimento dell’informazione sui referendum a mandarci una mail all’indirizzo laparolaicittadini@gmail.com.

martedì 10 maggio 2011

Il destino del referendum sul nucleare si compirà dopo il 17 maggio

Da poco è stato reso noto l’ordine del giorno della seduta del 17 maggio 2011 della Camera dei Deputati.

L’ordine del giorno della 473ma seduta pubblica dell’Assemblea prevede al punto numero uno la “Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali): Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, recante disposizioni urgenti in favore della cultura, in materia di incroci tra settori della stampa e della televisione, di razionalizzazione dello spettro radioelettrico, di moratoria nucleare, di partecipazioni della Cassa depositi e prestiti, nonché per gli enti del Servizio sanitario nazionale della regione Abruzzo (Approvato dal Senato)”

Si avrà, quindi, mercoledì prossimo l’inizio dell’iter inerente l’esame del disegno di legge che molto probabilmente segnerà il destino del referendum, sempre che l’esame termini in tempo utile per estrinsecare i propri effetti (cosa della quale non abbiamo molti dubbi). Di tale disegno di legge abbiamo abbondantemente parlato nel nostro precedente articolo seguente l’approvazione del ddl in commissione alla Camera avvenuto il 5 maggio e ricordiamo in proposito come tutte le richieste abrogative e modificative previste nel referendum sul nucleare siano state accolte.

La discussione assembleare al senato è iniziata il 12 aprile 2011 e si è conclusa il 20 aprile 2011 con l’approvazione del disegno di legge. Se non interverranno modifiche al ddl durante l’esame alla Camera (che comporterebbero un rinvio al Senato per un ulteriore esame) esso sarà definitivamente approvato.

Da un lato il risultato che si otterrebbe dall’approvazione del disegno di legge è lo stesso che deriverebbe dal successo del referendum sul nucleare. A questo punto viene spontaneo chiedersi perchè il governo abbia agito in tal modo, smentendo nei fatti la propria linea politica sull’energia prevista nel programma di governo (anche se il programma di governo è volutamente generico, al punto 1.2.5 parla di “partecipazione ai progetti europei di energia nucleare di ultima generazione”) e, soprattutto, effettuando una così brusca inversione di rotta in così poco tempo visto che le leggi modificate hanno meno di 3 anni e sono stati tra i primi provvedimenti del quarto governo Berlusconi e, nell’arco di pochi giorni si è passati da una possibile moratoria di un anno sull’onda emotiva della catastrofe nucleare giapponese, all’accoglimento totale delle richieste referendarie.

Forse alcuni sondaggi, sconosciuti ai cittadini, hanno destato qualche preoccupazione in qualcuno?

Forse per qualcuno è LEGITTIMO IMPEDIRE al popolo di esprimersi?

Forse non fa sempre comodo appellarsi alla volontà popolare per giustificare le proprie azioni?

giovedì 5 maggio 2011

Salta il referendum sul nucleare?

Sembra che il destino del referendum sul nucleare sia ormai segnato.
Le Commissioni riunite V Bilancio e VII Cultura hanno concluso l'esame in sede referente del decreto-legge 34/2011: "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, recante disposizioni urgenti in favore della cultura, in materia di incroci tra settori della stampa e della televisione, di razionalizzazione dello spettro radioelettrico, di moratoria nucleare, di partecipazioni della Cassa depositi e prestiti, nonché per gli enti del Servizio sanitario nazionale della regione Abruzzo".
Abbiamo analizzato approfonditamente il testo approvato ed è emerso come tutte le richieste abrogative e modificative previste nel referendum sul nucleare siano state accolte ed ora il testo è pronto per l’esame dell’Assemblea.
Il testo completo approvato dalle Commissioni riunite è visionabile seguendo questo link al sito della Camera dei Deputati.
Allo stato delle cose, se il disegno passerà il vaglio dell’Assemblea, è quasi certo che il referendum sul nucleare non abbia più ragion d’essere. Nonostante questo rimangono attivi gli altri quesiti (sull’acqua e sul legittimo impedimento) non meno importanti; per questo noi de “La parola ai Cittadini” rinnoviamo ancora una volta l’invito di presentarsi alle urne ed esprimere la propria opinione, qualunque essa sia, sui quesiti referendari.

giovedì 21 aprile 2011

I referendum del 12 e 13 giugno

Il 12 ed il 13 giugno 2011 si svolgerà il referendum per dare ai cittadini l’opportunità di decidere su 3 tematiche molto importanti:

  • L'energia nucleare
  • L'acqua pubblica
  • Il legittimo impedimento
Le tematiche in oggetto sono molto importanti ed il risultato dell’audizione referendaria porterà dei sensibili cambiamenti per tutti, per questo motivo è importante che ogni cittadino esprima la propria opinione in merito e, soprattutto, sia informato in merito ai quesiti proposti ed alle conseguenze che ci saranno in caso di esito positivo o negativo dei referendum stessi.