Il 14 maggio 1965 nasceva a Trapani Giuseppe Montalto. Era un agente di Polizia Penitenziaria. Aveva prestato servizio prima presso il carcere delle “Vallette” di Torino e poi presso il carcere dell’ “Ucciardone” di Palermo, nella sezione detentiva di massima sicurezza, riservata solo ai detenuti per mafia.
Un lavoro duro il suo, a stretto contatto con i boss della malavita organizzata e quotidianamente costretto alla rappresaglia criminale. Giorno dopo giorno a portare avanti con perizia e fatica un lavoro duro… un lavoro fondamentale per lo Stato e per il popolo Italiano.
Tutto questo fino a quella tragica notte del 23 dicembre 1995, quando la giovane vita di Giuseppe ha visto troppo presto la fine, ucciso per mano di due killer davanti alla casa di suo suocero a Pietretagliate, una frazione di Trapani. Il delitto fu considerato un avvertimento dei vertici di Cosa Nostra nei confronti del trattamento dei boss nelle carceri. Boss che, senza il minimo rispetto per lo Stato e per le sue Leggi persino in carcere scrivevano e spedivano i loro ordini attraverso i pizzini, che riuscivano ad oltrepassare le sbarre dell'Ucciardone per ancora legge nel mondo. Proprio questo si è rivelato il motivo che ha spinto la mafia a compiere questo efferato delitto: anni dopo l’accaduto, infatti, il pentito Francesco Milazzo, rivelò che Giuseppe fu ucciso perché aveva sequestrato un bigliettino fatto arrivare in carcere ai boss Mariano Agate, Raffaele Ganci e Giuseppe Graviano.
“I tanti morti di mafia, sono forse morti anche perché noi non siamo stati abbastanza vivi?” Gian Carlo Caselli
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