A volte è difficile spiegare le scelte delle persone, sottolineo spiegare visto che non si tratta di discutere sulla condivisibilità o meno….
Il movimento 5 stelle ha ottenuto, nell’ultima tornata elettorale un risultato molto dignitoso: a Bologna siamo addirittura intorno al 10%. Percentuale enorme se si considera il fatto che il movimento non ha nessun programma, o meglio: ha un manifesto elettorale di una quindicina di pagine sul loro sito, il quale enuncia una serie di intenti/obiettivi (anche condivisibili anzi, diciamo pure in gran parte condivisibili!), ma senza toccare le “corde delicate” dei programmi elettorali, cioè il modo attraverso il quale perseguire tali obiettivi.
Stesso discorso lo possiamo fare per i programmi locali: lunga (o corta secondo i casi) sequela di dichiarazioni programmatiche che poche volte approfondiscono gli effettivi problemi anzi, spesso hanno l’aria di essere stati redatti da persone che non conoscono minimamente le problematiche e le risorse delle singole città. Cito, a puro titolo di esempio, un piccolo stralcio del programma 5 stelle inerente Torino:
“…migliorare i servizi, e sul piano culturale, perché l’amministrazione della città punti alla qualità della vita dei cittadini e non ai grandi affari e ai grandi appalti, e perché la città affronti i tempi durissimi della crisi con coesione e solidarietà, e non con un "si salvi chi può" in cui tutti alla fine sono soli e perdenti.”
Ogni città ha, ovviamente, i suoi problemi, ma il modo con cui è migliorata Torino negli ultimi anni e, in special modo, dal periodo olimpico in avanti, è una cosa straordinaria: lo dicono gli abitanti e, ancor di più, lo dicono i turisti che accorrono a migliaia ogni anno ormai per visitare la prima capitale d’Italia, città in cui la cultura è stata sempre più valorizzata ottenendo risultati di primissimo livello, città in cui la situazione inerente la sicurezza è stata affrontata con fermezza ma non con metodi da “stato di polizia” ed è diventata in questo modo una delle città più sicure, per non parlare dei trasporti e della metropolitana più avanzata e sicura d’Europa.
Mi sembra di vedere in questo movimento la stessa strategia comunicativa del primo Berlusconi “sceso in campo”, con la differenza che l’attuale premier si rivolgeva in primis al ceto medio ed alle casalinghe, inculcando loro attraverso il mezzo televisivo che aveva in mano la soluzione ai loro problemi e il rimedio per le loro paure; il movimento 5 stelle si rivolge ad un target giovane e usa i mezzi più utilizzati e seguiti nella fascia d’età 18-35. Basta vedere come si è svolta la loro campagna elettorale alle amministrative appena concluse: pochissimi manifesti, quasi nessun “santino” nelle buche delle lettere o “incastonati” ai parabrezza delle auto parcheggiate, ma grande uso di internet, delle campagne pay-per-click e di tutti gli strumenti del web 2.0.
Alla resa dei conti arriverà anche per il movimento di Beppe Grillo l’ora di schierarsi: oggi è comodo proclamarsi “né di destra, né di sinistra”, così come è utile per il marketing politico definirsi un soggetto nuovo e diverso dai classici partiti, però l’essere di destra o di sinistra non è una scelta personale, ma emerge dalle scelte e dalle politiche che si intendono applicare e, presto, saranno proprio queste a dirci “da che parte sta”.
Concludo con una piccola chiosa personale: tanti si vantano di non essere “politici di professione”, orbene: fare politica non è una cosa semplice, non è un lavoro in cui ci si possa improvvisare (come tutti i lavori del resto); se ho la necessità di subire un intervento chirurgico di certo non sarei né tranquillo né felice nel vedere il bisturi in mano ad un maniscalco.
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