Dopo il dignitoso silenzio seguito al primo “round” elettorale, il centrodestra ha ripreso l’uso della parola e lo ha già manifestato con una serie di dichiarazioni che la dicono lunga sul grado di “moderazione” dei sostenitori della Moratti: “La Lega si impegnerà. Non la lasciamo in mano ad un matto, Pisapia, che vuole riempirla di clandestini, moschee e vuole trasformarla in una zingaropoli" (Umberto Bossi); “Se vince Pisapia risorge Bin Laden” (Daniela Santanchè); “Basta terroristi di estrema sinistra” (Vittorio Feltri), solo per citare alcuni degli esempi più eclatanti.
Appare chiara la strategia della destra, e non si tratta di una novità, visto che è un metodo da sempre usato da Berlusconi & C. nelle campagne elettorali: spaventare l’elettorato sollevando paure che non hanno ragion d’essere (prima la paura dei “comunisti”, poi la paura degli “immigrati”, che è seguita al “fuori i terroni dal nord” di leghista memoria, poi ancora la paura degli extracomunitari e di un “brigatismo” di antica memoria, il tutto sempre fumosamente circondato dalla costante azione delegittimante nei confronti del potere giudiziario italiano). Fortunatamente sembra che il popolo stia iniziando ad accorgersi che il continuo gridare “al lupo, al lupo!” è una mera e squallida operazione elettorale.
Nelle ultime ore i media di destra non fanno altro che estrapolare frammenti dal programma di Giuliano Pisapia a proprio uso e consumo. Il periodo più citato è il seguente: “riteniamo che … la realizzazione di un grande centro di cultura islamica che comprenda, oltre alla moschea, spazi di incontro e aggregazione, possa essere non solo l'esercizio di un diritto, ma anche una grande opportunità culturale per Milano”; anche in questo caso si agita lo spauracchio del “consegnare la città agli islamici” per far leva sulle ataviche paure della gente, strategia che paga secondo le teorie psico-sociologiche applicate alla politica, ma si dimenticano volutamente di proseguire il discorso, infatti poco dopo, sempre nel programma ufficiale di Pisapia, si legge: “Il punto essenziale è uscire dalle logiche che portano inevitabilmente alla creazione di ghetti etnici”, infatti il punto è proprio questo: l’immigrazione è un fenomeno universale ed il miglior modo per far si che sia una risorsa è evitare la “ghettizzazione” ed un “razzismo” stupido ed inopportuno. Quante persone immigrate dai paesi del Sud nel secondo dopoguerra, per lavorare nelle fabbriche del Nord Italia hanno subito episodi di razzismo? Moltissimi! Come li hanno subiti molti nostri concittadini emigrati all’estero. Non è, forse, ora di finirla con questa caccia alle streghe?
Il mondo cattolico milanese ha per primo capito come queste dichiarazioni siano solo grida strumentali: sulla questione Moschea sventolata dalla destra come la più grande minaccia che incombe sulla città, molti ricordano con il sorriso come nel 1975 Paolo VI diede il suo assenso alla costruzione della Grande Moschea di Roma indicando come questo gesto avrebbe ulteriormente accentuato l’universalità della città eterna.
Non è certo la costruzione di un luogo di culto per gli islamici che crea problemi al mondo cattolico, ma per molti è molto strana questa difesa di uno spirito cristiano che spesso viene contraddetto dalle parole e dalle opere che presentano chiusura e mancanza di spirito di accoglienza.
Incutere paure immotivate nel popolo; cercare in tutti i modi di far sì che il popolo non possa esprimersi sul referendum; tentare di far crollare la fiducia del popolo nella magistratura: sono forse queste le cose che il popolo italiano merita da un governo?
1 commenti:
non gridiamo vittoria chssa cosa sta bollendo in pentola per bruciare pisapia questi sono diabolici ,non accettano la sconfitta!!!!!
Posta un commento