Ormai i dati finali sul referendum consultivo tenutosi in Sardegna sul nucleare sono chiari a tutti: il 59,34% degli aventi diritto (877.982 persone) hanno votato e la stragrande maggioranza, il 97,13% ha risposto di essere contrario “all’installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti”.
Il risultato non lascia spazio a distinguo: quando gli italiani sono chiamati a rispondere di questioni che li riguardano da vicino, se sono correttamente informati, non si lasciano scappare l’occasione di far sentire la propria voce.
Purtroppo, però, si sono subito sollevate voci tese a sminuire il risultato del referendum sardo: il Ministro per i rapporti col Parlamento, Elio Vito, rispondendo ad una interrogazione parlamentare dell’Italia dei valori si è affrettato a puntualizzare che: ''L'esito del referendum consultivo tenutosi in Sardegna è significativo dell'atteggiamento della popolazione sarda e non della volontà dell'intera nazione''; ''Tuttavia per il Ministero dello Sviluppo Economico non risulta che ci sia stata una campagna informativa adeguata in Sardegna su rischi e prospettive derivanti dall'ospitare un impianto o un deposito nel proprio territorio, ne' sugli effetti di un ulteriore ritardo nel dotare il Paese di un deposito nazionale per i rifiuti radioattivi, derivanti sia dalla precedente stagione nucleare sia dalle attività industriali, sanitarie e di ricerca e ancora oggi stoccati in depositi temporanei''.
Siamo sinceramente stupefatti da queste dichiarazioni: è palese che i risultati sardi non siano i risultati di una intera nazione, ma emerge chiaramente come l’attenzione su una tematica delicata come il nucleare sia molto più accesa quando si tratta di rischi che si possono correre “in casa propria”: molti possono pensare di essere favorevoli alle centrali nucleari, basta che siano a centinaia di chilometri di distanza… purtroppo questo è vero fino ad un certo punto: Chernobyl e Fukushima sono la prova che i disastri peggiori (che non sono e non saranno mai completamente da escludere, con buona pace di tutti i test che si possano mai eseguire) sono capaci di attraversare oceani e continenti fino a portare i propri effetti a migliaia di chilometri dal punto d’origine. Sicuramente qualcuno si opporrà dicendo “ma tutte le centrali presenti in Francia sono già di per sé un grosso rischio per l’Italia”: questo è vero, ma perchè aumentare ulteriormente questo rischio? E soprattutto perchè non auspicare ed operare per un mondiale rifiuto dell’energia nucleare?
In ultimo al Ministro “non risulta che ci sia stata una campagna informativa adeguata in Sardegna“, non voglio entrare nel merito, ma constatando quanto è stato (ed è) osteggiato il referendum a livello nazionale e quanto silenzio è stato imposto al più a lungo possibile sulla tematica referendaria mi sembra molto curioso che un esponente di governo colpevole di reiterato boicottaggio nei confronti del referendum abbia la “fantasia” per dichiarare la mancanza di una informazione adeguata.
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